Se hai consultato la tua bolletta e hai trovato la voce energia reattiva, probabilmente ti stai chiedendo cos’è e, soprattutto, perché ti viene richiesto di pagarla. Cosa sapere in breve:
- Oltre all’energia attiva, cioè quella effettivamente utilizzata da macchinari e dispositivi, è possibile trovare in bolletta la voce relativa all’energia reattiva che, pur assorbita dai macchinari, non viene però mai consumata;
- L’energia reattiva in bolletta può essere un problema e portare al pagamento di penali;
- Difficilmente le penali riguardano i clienti domestici: sono le aziende a dover fare i conti con il pagamento dell’energia reattiva in bolletta.
Prima di cominciare, ricorda che un primo modo per risparmiare sulla bolletta è assicurarsi di attivare l’offerta luce e gas più conveniente in base alle proprie specifiche esigenze. Se ti sembra un’impresa, affidati a noi di Switcho: ti aiutiamo a trovare quella più vantaggiosa per te in pochi clic. In più, se vuoi effettuare il cambio, ci occupiamo noi di tutta la burocrazia, gratis.
Indice
- Cos’è l’energia reattiva e qual è la differenza con l’energia attiva
- Quando è presente in bolletta l’energia reattiva e perché
- Quali sono le penali per l’energia reattiva
- Come ridurre l’energia reattiva
- Rifasamento: quando è obbligatorio e tutti i vantaggi
Cos’è l’energia reattiva e qual è la differenza con l’energia attiva
Il consumo di energia elettrica in bolletta fa sempre riferimento all’energia attiva, cioè quella che viene effettivamente utilizzata per compiere lavoro utile (per esempio, calore, luce, movimento).
L’energia reattiva, invece, oscilla tra la sorgente di alimentazione e il carico, senza essere effettivamente consumata. Viene immagazzinata temporaneamente nei campi elettrici e magnetici dei componenti come induttori e condensatori.
A differenza dell’energia attiva, nell’energia reattiva corrente e tensione sono sfasate, il che significa che parte della potenza non è utilizzata per fare lavoro utile.
💡 L’unità di misura dell’energia attiva è il kWh, mentre l’energia reattiva viene misurata in kvarh.
Quando è presente in bolletta l’energia reattiva e perché
Come abbiamo visto, talvolta l’energia reattiva può portare a conseguenze economiche non di poco conto. Ma questo discorso non interessa i clienti domestici, bensì le aziende.
Le nostre case, infatti, hanno una potenza standard di 3 kW e non ospitano apparecchi che producono energia reattiva significativa.
Al contrario, l’energia reattiva può comparire nella bolletta delle aziende con potenza impegnata superiore ai 16,5 kW, dal momento che queste utilizzano macchinari industriali e apparecchiature che generano quantità significative di energia reattiva.
Ma perché le aziende sono tenute a pagare l’energia reattiva? Il motivo è molto semplice: questa voce compare tra gli oneri di sistema e trasporto.
Anche se non viene consumata per compiere lavoro utile, deve comunque viaggiare attraverso i cavi e le apparecchiature della rete elettrica. Inoltre, ogni volta che la corrente elettrica fluisce attraverso un conduttore si verificano delle perdite resistive che aumentano proprio a causa della componente reattiva.
Quali sono le penali per l’energia reattiva
Come già accennato, le aziende possono rischiare di dover pagare una penale. Ciò, però, avviene solo quando il consumo diventa eccessivo, superando determinate soglie.
È ARERA (l’Autorità di Regolazione per Reti, Energia e Ambiente) a stabilire l’ammontare della penale, la quale varia in base al rapporto tra l’energia reattiva e l’energia attiva consumata in specifiche fasce orarie (F1, F2, F3).
Le penali vengono applicate quando il fattore di potenza scende al di sotto di una soglia specifica. In particolare puoi scoprire a quanto ammontano nelle diverse casistiche in questa tabella 👇
CLIENTE | ENERGIA REATTIVA | PENALE |
---|---|---|
Media tensione | 33%-75% dell’energia attiva | 0,456 centesimi di €/kvarh |
Media tensione | >75% dell’energia attiva | 0,606 centesimi di €/kvarh |
Bassa tensione | 33%-75% dell’energia attiva | 1,274 centesimi di €/kvarh |
Bassa tensione | >75% dell’energia attiva | 1,689 centesimi di €/kvarh |
Come ridurre l’energia reattiva
Le aziende che si trovano di fronte alla penale per aver superato la soglia cercano soluzioni capaci di ridurre l’energia reattiva e continuare a pagare solo l’energia elettrica che effettivamente sfruttano.
La soluzione sta nel rifasamento dell’impianto, capace di migliorare il fattore di potenza di un sistema elettrico, riducendo l’energia reattiva generata da carichi induttivi come motori e trasformatori.
Tale operazione deve essere eseguita da un tecnico elettricista, il quale si occuperà dell’installazione di condensatori all’interno del sistema elettrico per compensare l’energia reattiva generata dai carichi induttivi. I condensatori immagazzinano l’energia reattiva e la rilasciano quando necessario, creando una corrente opposta che neutralizza l’energia reattiva assorbita dai carichi induttivi.
Rifasamento: quando è obbligatorio e tutti i vantaggi
Il rifasamento non è solo un modo per risparmiare. In alcuni casi, infatti, è un vero e proprio obbligo. In particolare, lo è per gli impianti a bassa tensione con potenza impegnata maggiore di 15 kW e con un fattore di potenza medio mensile inferiore a 0,7.
💡 Anche quando non obbligatorio, però, il rifasamento è un ottimo metodo per minimizzare le perdite di energia e stabilizzare la tensione, contribuendo a ridurre i costi operativi.
Non solo, perché questa operazione può apportare anche ulteriori vantaggi:
- Migliora la qualità dell’energia fornita agli apparecchi elettrici, riducendone anche l’usura;
- Riduce le perdite di energia nei cavi e nei trasformatori;
- Minimizza l’impatto ambientale associato alla produzione di energia.
Proprio per questi motivi, oltre che una soluzione per ridurre l’energia reattiva, il rifasamento può essere considerato un vero e proprio investimento strategico per le aziende.