Boom GNL (Gas Naturale Liquefatto), ma la domanda è in calo

Con il decremento delle importazioni di gas naturale dalla Russia, si punta tutto sul gas proveniente da altri Paesi e sul GNL (Gas Naturale Liquefatto). Il punto della situazione, in breve: 

• La percentuale di gas russo che soddisfa il fabbisogno nazionale è diminuita, passando dal 40% nel 2021 al 4,7% nel 2023;
• Per controbilanciare il decremento delle importazioni di gas naturale dalla Russia, l’Italia punta su altri paesi, in particolare Algeria e Azerbaigian, e sul GNL, le cui importazioni hanno visto un aumento del 70%;
• Svariati sono i progetti europei per aumentare la capacità di rigassificazione del GNL. Ma la domanda di gas in Europa è in calo e i terminali esistenti operano a meno del 50% della loro capacità, facendo sorgere preoccupazioni su eventuali sovrainvestimenti e sottoutilizzo delle infrastrutture.

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Indice

• Importazioni di gas dalla Russia in discesa e boom GNL: cosa succede
• I progetti europei di rigassificazione del GNL
• Boom GNL, ma la domanda è in calo: cosa significa

Importazioni di gas dalla Russia in discesa e boom GNL: cosa succede

Dopo decenni di dipendenza dal gas russo, l’Europa ha spostato la sua attenzione sul GNL, o gas naturale liquefatto, il gas naturale che viene raffreddato per trasformarlo in un liquido (un processo che ne riduce il volume, rendendolo più facile e conveniente da trasportare e stoccare).

Tutto è cominciato dallo scoppio del conflitto tra Russia e Ucraina. A seguito delle sanzioni, l’Europa, Italia compresa, ha dovuto diminuire la quota di gas naturale proveniente da Mosca. Inoltre, con la fine di quest’anno, scadrà anche l’accordo di transito tra Russia e Ucraina che consente agli Stati membri dell’UE di ricevere il gas russo. 

Questi fattori hanno determinato ampi cambiamenti nel nostro Paese: 

• La percentuale di gas russo che soddisfa il fabbisogno nazionale è diminuita, passando dal 40% del 2021 al 4,7% del 2023;
• Gli acquisti di GNL hanno visto un vero e proprio boom (parliamo del +70% nel periodo 2021-2023). 

I progetti europei di rigassificazione del GNL

Le sanzioni alla Russia e la scadenza dell’accordo di transito – nemmeno l’UE ha intenzione di promuoverne il rinnovo – hanno portato non solo l’Italia, ma l’Unione Europea a trovare nuove soluzioni. 

Ecco che l’Europa ha cominciato a porre l’attenzione sul GNL: sono ben 42 i progetti di rigassificazione che dovrebbero partire dal 2025, 31 dei quali proposti e 11 già in fase di realizzazione. 

L’obiettivo? Trovare alternative e garantire la sicurezza energetica del continente. 

Secondo un’analisi di S&P Global, dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, la lobby dei combustibili fossili avvertì subito che non c’erano abbastanza impianti per trasformare il GNL in gas, il che fece aumentare la differenza di prezzo tra il GNL e il gas naturale. Con molte navi cariche di GNL in attesa e pochi spazi disponibili nei terminali, ciò ha portato a un grande aumento dei prezzi del GNL rispetto al gas naturale sui mercati europei.

Il 3 ottobre 2022, Platts, un’azienda che analizza i mercati delle materie prime, ha rilevato che il prezzo del GNL nel nord-ovest dell’Europa era molto più alto rispetto al prezzo del gas naturale olandese, con una differenza record di 29,55 $ per unità di misura. Da allora, i prezzi sono diminuiti perché l’Europa ha aumentato la capacità di trasformare il GNL in gas.

Boom GNL, ma la domanda è in calo: cosa significa

L’analisi di S&P Global, però, porta a una profonda riflessione sugli sforzi messi in atto dall’Europa per garantire la sicurezza energetica della regione. 

S&P Global avverte che il numero di nuovi progetti per il GNL potrebbe crescere più velocemente della domanda di gas in Europa. Anche se ci sono stati molti investimenti in questi progetti, gli impianti di rigassificazione attuali sono stati usati meno del previsto. 

Secondo i dati, nel 2024 questi impianti sono stati utilizzati solo al 46% della loro capacità e non hanno mai superato il 70% di utilizzo da aprile 2023. 

Questo perché l’Europa ha avuto due inverni miti, ha ricevuto gas dalla Norvegia e prodotto più energia rinnovabile, riducendo così la necessità di GNL.

Ne deriva, dunque, che l’Europa potrebbe trovarsi con un eccesso di capacità di rigassificazione che non verrà completamente utilizzata, mettendo in dubbio la necessità di ulteriori investimenti in questo settore.

Nonostante gli analisti di Commodity Insights prevedano che la domanda di GNL aumenterà nel 2025 e nel 2026 – a causa di un incremento nella domanda industriale e del ruolo crescente del gas come sostituto del carbone nelle fonti di energia – rimane il problema di cosa fare con gli impianti di rigassificazione esistenti che sono attualmente sottoutilizzati. Il che interessa anche il nostro Paese e le infrastrutture che il governo italiano ha supportato e su cui ha investito.